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Le carte enografiche sono tratte dal sito © www.academiadovinho.com.br

 ENOGRAFIA EUROPEA
 ENOGRAFIA EXTRAEUROPEA
NORD AMERICA
SUD AMERICA
OCEANIA
SUDAFRICA


      Il Canada sta facendo qualcosa di abbastanza interessante ma certamente non può essere considerato un paese importante dal punto di vista vitivinicolo. I vini sono molto simili a quelli tedeschi della Mosella, dolci e muffati basati sul RIESLING, ma anche Eiswein, vini passiti ottenuti da uve ghiacciate i cui acini subiscono una notevole concentrazione degli zuccheri dopo la disidratazione. Queste produzioni comunque non raggiungono il mercato internazionale.
      Dire vino nordamericano vuol dire Stati Uniti, dire Stati Uniti significa dire soprattutto CALIFORNIA dove risiede almeno l’80% della produzione. Qui il clima è molto particolare, soprattutto a nord verso San Francisco le temperature sono fredde ma la situazione cambia appena si va all’interno dove fa molto più caldo e ci sono forti escursioni termiche tra il giorno e la notte (ricorda un po’ l’entroterra della Sicilia che è più continentale che mediterraneo. Le zone più interessanti della California sono quelle dove questa estremizzazione è più pronunciata.
      A nord di San Francisco c’è la famosissima NAPA VALLEY che equivale a dire Langhe o Montalcino in Italia oppure Bordeaux in Francia, anche se a dispetto delle dimensioni della California non è un’area molto vasta e si percorre con rapidità.
            Il nuovo e vincente corso produttivo fu iniziato nel 1966 da Robert Mondavi il quale piantò CHARDONNAY e CABERNET SAUVIGNON ma anche altri vitigni fra cui lo ZINFANDEL. Questo è considerato dai Californiani il vero vitigno autoctono americano, anche se poi sono state trovate delle strane parentele con il nostro Primitivo di Manduria.
      La storia del vino californiano è principalmente negli ultimi trent'anni quando gli americani hanno adottato tecniche bordolesi e borgognone spinte, che significano uso intensivo della barrique anche per i vini bianchi. Nei primi tempi si ottenevano dei vini assolutamente legnosi perché le botti erano costruite con legno particolarmente vegetale e tostature portate all’eccesso. Poi molto presto hanno scoperto il mercato internazionale ed hanno adottato tecniche di produzione verso vini di assoluto pregio, sul livello dei grandissimi francesi ed italiani. Il carattere del vino californiano è quindi la potenza, difficilmente se ne trova uno leggero, raffinato e delicato.
      Accanto alla Napa Valley, spostata verso la costa c’è SONOMA VALLEY. Dà forse qualche risultato in più con i vini bianchi che sono meno potenti ma più sapidi e raffinati. Qui c’è la sede della più grande azienda vinicola del mondo, la Gallo Wineries, con 400/500 milioni di bottiglie prodotte ogni anno. A dispetto di una produzione così imponente i fratelli Ernest e Julio Gallo fanno anche dei vini molto buoni, sia nella linea base che in quelle superiori.
      La nuovissima frontiera del vino buono californiano è un po’ più a sud di San Francisco, circa 70-100 km sotto la baia di Monterey, nella zona di SANTA CLARA e SAN LUIS OBISPO (qui è stato ambientato il road-movie "Sideways"), dove si fanno dei vini più raffinati che probabilmente rappresentano il futuro della produzione americana.
Al di fuori della California le uniche produzioni interessanti sono in OREGON dove si coltiva soprattutto il PINOT NERO. Questi vini non sono conosciuti sul mercato internazionale perché quasi tutti sono assorbiti dl mercato interno.
Focus: Sideways
focus
Il vino al cinema diventa una metafora della vita. Abbiamo visto "Sideways", un film che gli addetti ai lavori definiscono quasi "eno-esistenziale"...
Segue approfondimento
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      Il CILE è il principale produttore di vino del Nuovo Mondo, che ormai costituisce una realtà consolidata dell'America del Sud.
      Situato lungo la fascia costiera sull'Oceano Pacifico, fa della Condigliera delle Ande la sua naturale frontiera con l'Argentina; chiusa a nord dal deserto di Atacama e a sud dalla distesa antartica la sua posizione geografica le ha permesso di essere riparata e di scampare alla fillossera. Qui infatti si trovano viti su piede franco che hanno un'età elevata arrivando in certi casi anche a 100 anni.
      Il suo clima, costantemente soleggiato, è rinfrescato dalle correnti di aria fredda che arrivano dalle Ande e l'escursione termica tra giorno e notte è ampia, fattori questi che favoriscono la concentrazione di profumi nei vini.

      I vini cileni abbastanza puliti ed eleganti, fino a pochi anni fa spuntavano prezzi modici; ora il livello qualitativo è aumentato, così come i prezzi, e questo grazie a innovazioni tecnologiche in cantina e in vigna scaturite soprattutto a partire dal 1979 grazie ad alcuni produttori come Josè Canepa e Miguel Torres che introdussero l'uso delle cisterne inox con il conseguente abbandono dei vecchi tini di legno.
      I sistemi di irrigazione, necessari in una terra dove le piogge sono a dir poco scarse, costituiti da antiche reti di canali, sono stati sostituiti da nuovi impianti di irrigamento a goccia e la tendenza moderna è quella dell'abbattimento delle rese in vigna.
      C'è da sottolineare che gli investimenti fatti da Torres e Lafite-Rothschild furono subito seguiti da altri produttori stranieri ma soprattutto locali; il Cile rappresenta la realtà più valida del Sud America e questo grazie agli investimenti, al grande interesse e alla volontà di emergere anche in campo internazionale.

      La coltivazione della vite, in Cile, risale al 1500 quando lo spagnolo Cortès fece piantare il Pais che in Argentina viene chiamato Criolla e che ancora oggi è largamente diffuso.
      Dalla metà dell'800 vennero importate varietà dalla Francia, per cui possiamo trovare Cabernet Sauvignon, Merlot, Malbec, Petit Verdot, Pinot Nero, Carmenere, Chardonnay, Semillon e Sauvignon Blanc.

      Per quanto riguarda le zone vocate alla vite, possiamo identificare una piccola zona Atacama a nord del Cile, la zona Aconcagua, la più grande Central Valley e più a sud la sottoregione di Bio Bio.

      Aconcagua, situata a nord di Santiago, prende il nome dal picco omonimo più alto delle Ande(7000 m) ed è costituita da due sottoregioni:
  • Aconcagua Valley, regione più calda, famosa per il Cabernet Sauvignon
  • Casablanca Valley, regione più fresca e con caratteristiche diverse che la portano ad essere vocata per i bianchi specialmente per il Sauvignon Blanc, anche se il più diffuso è lo Chardonnay ma con un livello medio qualitativo inferiore.
La Central Valley ha 4 sottoregioni:

Maipo
Qui si trova principalmente vino rosso da vitigni francesi, oltre che da Pais. I vini ricordano quelli californiani della Napa Valley. Maipo è l'area più vicina a Santiago, è più fresca e più a rischio di inquinamento, proprio per la vicinanza alla città.
L'area vitata è piccola ma qui importanti famiglie aristocratiche fondarono le loro aziende come Concha y Toro, Santa Rita, Santa Carolina. I grandi vini cileni sono in effetti i Cabernet Sauvignon , come il Santa Rita - Casa Real, che come pochi altri vini al mondo mette insieme potenza ed eleganza. A dispetto dello stereotipo che abbiamo del Sudamerica il Cile ha una grande modernità produttiva con voglia di sperimentazione in vigna e sui legni, più innovazione tecnologica.
Rapel
Regione variegata e in fase di sviluppo. Qui predomina il Merlot dove, in particolare nella Valle Colchagua è il più intenso e concentrato di tutto il Cile.

Curicò
Il clima è più temperato e le piogge più frequenti.

Maule
Il terreno qui è essenzialmente vulcanico con abbondanti piogge invernali.
Le viti coltivate sono, oltre al predominante Pais, Merlot, Chardonnay, Sauvignon Blanc.

Più a sud ci sono altre 2 sottozone
  • Itata, che prende il nome dal fiume omonimo
  • Bio Bio, la zona più meridionale
Sono zone più fresche e umide dove vengono coltivati Riesling, Gewurztraminer, Sauvignon Blanc, Chardonnay, Pinot Nero, e naturalmente Pais e Muscatel.


      L'ARGENTINA è ancora una realtà inespressa, un gigante addormentato, forse anche a causa dell'assorbimento da parte del consumo interno, ma soprattutto i problemi sono di carattere politico ed economico, i mancati investimenti hanno penalizzato anche la produzione vitivinicola.

      Produttore di grande quantità di vino, fino a pochissimi anni fa considerato mediocre e non fine, oggi è considerato un paese dalle ottime potenzialità che pian piano si sta mettendo in moto per una produzione volta più alla qualità.

      Le zone più vocate alla viticoltura sono due: il 70% dei vigneti argentini si trova nella regione di Mendoza situata ai piedi delle Ande e più a sud la Valle De Uco.
      Sebbene l'Argentina confini con il Cile e le zone vitivinicole siano molto vicine, esse sono enormemente differenti tra loro. Mentre il Cile gode della protezione delle Ande e dell'influsso oceanico, l'Argentina che apparentemente potrebbe sembrare a una latitudine troppo bassa per la produzione di vino, sforna prodotti carichi di alcol e profumi grazie all'altitudine. Infatti qui le viti vengono coltivate ad un'altezza che varia tra i 700 e i 1.400 metri. Le notti sono sempre molto fresche e l'escursione termica è notevole, l'aria è asciutta e il giorno estremamente soleggiato; da questi fattori scaturiscono vini intensi che poco devono alla composizione del territorio che è relativamente giovane, alluvionale con alte percentuali di sabbia.
      In Argentina si coltivano diverse varietà di uve. La TORRONTES è l'uva a bacca bianca più caratteristica del paese, di presunte origini spagnole. Tra le uve a bacca rossa la più coltivata è la BONARDA che qui regala colore intenso; tuttavia la produzione è più legata alla varietà seconda per diffusione, introdotta nel XIX sec. a Mendoza da Bordeaux, il MALBEC, che in Argentina si esprime con un carattere più opulento e con un gusto diverso rispetto a quello francese.

      Oltre ai tradizionali CEREZA, CRIOLLA GRANDE e CRIOLLA CHICA, altre varietà a bacca rossa presenti in Argentina sono TEMPRANILLA, CABERNET SAUVIGNON, SANGIOVESE, MERLOT, SYRAH, BARBERA e in misura limitata PINOT NERO.

      Per le uve bianche le coltivazioni sono riservate a CHENIN BLANC, UGNI BLANC, TOCAI FRIULANO, CHARDONNAY e SEMILLON, questi due ultimi stanno dando buoni risultati specialmente nelle zone di Rio Negro e nella Valle de Uco e precisamente a Tupungatodove sono nati vigneti moderni e sofisticati in un territorio che per la sua altimetria e le sue notti fresche regala uve da un contenuto acido e un corredo aromatico particolarmente elevati.
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O C E A N I A

C'è una grossa differenza tra Australia e Nuova Zelanda: la prima è una realtà consolidata da diversi anni, mentre la seconda è una realtà emergente.
      AUSTRALIA

       Il vino australiano soprattutto dal punto di vista dei numeri vuol dire SYRAH, un vitigno che loro chiamano "SHIRAZ" (dal nome della città persiana dalla quale sembra provenire), e che è diventato un emblema. Le caratteristiche del Syrah sono un grande colore, con una carica antocianica che dà una tonalità violacea, grassezza di profumi, un vino che se passato in legno acquisisce delle note vanigliate e di ciliegia congetturata molto avvolgenti ma bilanciate da note erbacee.
      Ottenendo dei vini in un certo senso accattivanti, agli Australiani è venuto in mente di lavorare per vincere i concorsi internazionali, con questo carattere di piacevolezza immediata che però alla lunga diventa stancante.
      Il Syrah viene coltivato ovunque in Australia, tenendo presente che le zone vitivinicole si trovano nella parte sud del continente con un'elevatissima concentrazione produttiva nello stato di VICTORIA.

©www.penfolds.com
            La zona di CONAWARRA, che significa "terra rossa" in lingua aborigena, è la patria del CABERNET SAUVIGNON. Pur trattandosi di un'area molto ridotta c'è un'incredibile concentrazione di aziende proprio perché si è capita la potenzialità di questa nuova frontiera del vino australiano.
Il carattere di questo vino è raffinato e l'azienda principe è la Penfolds il cui prodotto di punta è però il vino Grange, un Syrah con una selezione maniacale delle uve, una maturazione in barrique nuove, basse rese per ettaro.


©www.matua.co.nz
NUOVA ZELANDA


      Se l'Australia si è fatta conoscere soprattutto per l'avvolgenza e la grassezza dei suoi vini rossi, la Nuova Zelanda ha puntato tutto sull'eleganza dei suoi vini bianchi basati soprattutto sul vitigno SAUVIGNON BLANC.

      Nell'isola nord esistono le aziende più vecchie dove si coltiva un po' di tutto, ma soprattutto il MULLER-THURGAU per il fatto che fu il primo vitigno ad essere portato dagli emigranti. In Nuova Zelanda il Muller-Thurgau è un po' il vino della casa, come il Trebbiano lo è da noi in Italia.

      Negli anni '60 due giocatori di rugby, i fratelli Phil e Ross Spencer (aziende Matua, Shingle Peak) ebbero l'intuizione che nell'isola sud si poteva fare qualcosa di grandioso e piantarono il Sauvignon Blanc nella zona di MARLBOROUGH.

      Oggi non c'è nessuno che possa scalfire il primato dei Sauvignon Blanc neozelandesi, vini assolutamente eleganti che perdono le caratteristiche peggiori dei S.B. europei come il sentore di pipì di gatto e le asperità vegetali, ma allo stesso tempo danno delle note fruttate.
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      Il Sudafrica è una realtà che abbiamo scoperto da poco a causa degli embarghi commerciali dovuti all'Apartheid.
      Tutta la produzione ruota intorno a Città del Capo dove in particolare è STELLENBOSCH il centro dell'enologia sudafricana. E' una città universitaria che di fatto vive con la vite ed il vino. Lì ha sede una delle più antiche facoltà di enologia risalente a prima della fine del '700, dove si è sempre portata avanti la ricerca e la sperimentazione dei vitigni rapportati a diversi tipi di territorio (in Italia l'istituto Rauscedo svolge un'attività analoga producendo cloni e barbatelle destinati a tutto il mondo).



      Il vino sudafricano vuol dire soprattutto CABERNET SAUVIGNON, che ad un carattere elegante non abbina però una particolare potenza. Si coltivano anche altri vitigni internazionali come CHARDONNAY e SAUVIGNON BLANC, ma la nota distintiva della Facoltà di Enologia di Stellebosch è stata la capacità di creare una sorta di vitigno autoctono, il PINOTAGE, un incrocio tra i vitigni francesi CINSAULT, meno nobile ma prolifico, e PINOT NERO, che si completano per colore e carica di tannini, il quale dà i migliori risultati con la macerazione carbonica. Il termine Pinotage è la contrazione di Pinot ed Hermitage, nome con il quale era conosciuto il Cinsault in Sudafrica. In quanto a popolarità il Pinotage per il Sudafrica è un po' come lo Zinfandel per la California, fu creato nel 1922 dal professor Peroldt, nel 1952 fu piantato e dopo sette anni vinse il primo premio al Wine Show di Città del Capo. Oggi è tanto rappresentativo da avere addirittura un fan-club, il "Pinotage Club" (http://www.pinotage.org).
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Indietro/Back Chiudi/Close Avanti/Next Stampa/Print 29-09-2009 0:16